Le tecniche del KENDO quali noi le conosciamo oggi risalgono agli antichi metodi del KEN-JUTSU, o “Combattimento con la Spada”. I guerrieri giapponesi attribuivano un’importanza capitale al maneggio delle armi: esse erano un mezzo per servire e difendere l’onore del loro Signore o del loro Maestro. Le tecniche del KEN-JUTSU comportavano diversi fendenti e stoccate miranti ad abbattere l’avversario il più rapidamente possibile. Con un’evoluzione morale e filosofica questa disciplina, da cruda tecnica per uccidere, è diventata il KENDO, una Via (DO) per la ricerca di si stessi oltre che un’ottima attività fisica per lo sviluppo dell’energia (KI) dell’individuo. Assistendo al duello tra due Maestri si può restare impressionati: il loro combattimento non è fatica fisica, ma confronto tra cuore e cuore, spirito e spirito.
Da un punto di vista sportivo, il Kendo è uno sport ove non conta la forza ma la rapidità e la fluidità. Si può definire in qualche modo uno sport “aerobico”, dove ci si muove molto e si fa fiato. Prima della lezione vera e propria viene praticata una parte di preparazione atletica con corsa, scioglimento, potenziamento e stretching, con esercizi per irrobustire e sciogliere gambe, braccia e schiena.
La lezione si articola, di regola, sulla preparazione atletica di cui abbiamo detto, sul lavoro tecnico composto da suburi (esercizi con la spada da soli) e tecniche a due con armatura e sul combattimento (jigeiko).
Della preparazione tecnica fa parte anche lo studio dei Kata, ovvero delle forme preordinate che servono come illustrazione delle basi tecniche del Kendo e che comprendono una serie di situazioni di attacco e difesa, eseguite in coppia e con una schematizzazione precisa. I Kata servono anche come preparazione agli esami di graduazione, sia di dojo che federali, di cui fanno parte integrante.
Il combattimento è particolarmente soddisfacente a qualunque livello lo si pratichi, ed ha la caratteristica di non presentare pericoli di sorta. Può perciò essere praticato a qualsiasi età e consente una continuità anche dopo che tutti gli altri sport di combattimento debbono per forza di cose essere abbandonati, almeno nella pratica attiva ed agonistica.